Ombre lunghe

Genova Milano Creta Peloponneso, 1998-2003
Stampe fotografiche, stampe da elaborazioni digitali e stampe laser su carta

Quella sera, camminando in una città ormai deserta, si sentì come inseguito dai fantasmi. Capì che non si trattava delle poche persone che ancora passeggiavano e rientravano frettolosamente a casa, ma di tutte quelle scritte e quei graffiti. Gli sembrarono cose fuori dal tempo, era chiaro che erano stati solo dei ragazzi in vena di scherzi, ma le vide come vie dei canti, come storie piene di dolore, come simboli, allusioni alla sua stessa vita. Come se dicessero: avresti potuto andare lontano, e invece sei ancora qui, e ci rimarrai, come uno strato di vernice secca su una porta scrostata, un nulla che prima o poi qualcuno coprirà con un nuovo strato o confonderà con un nuovo segno. Quante ombre aveva incontrato per arrivare a sentirsi così, più che vuoto, quasi inconsistente? Che cosa aveva fatto per meritare solo l’affanno del tempo che passa, senza mai un respiro di serenità? La sua stessa ombra, intanto, diventava più lunga ad ogni passo. Così lunga che una parte della sua trama, l’ombra della sua testa, rischiò perfino di somigliare a un riflesso di luce su acque di cristallo. Se solo se ne fosse accorto, avrebbe colto la bellezza e l’ironia di quell’immagine, della sua testa frastornata che diventa liquida mentre un residuo di sole annuncia la notte nelle strade della sua città grigia e l’alba nei fondali di mari lontani.

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