Deserti

Mi sono perso. Pensavo di aver attraversato il deserto in questi ultimi anni, ma non era così. Quello era solo un deserto della ragione, che a guardarlo col senno di poi somigliava a un paesaggio tormentato e aspro ma intrigante, capace di lasciare intatte le emozioni o addirittura di risvegliarle. Questa volta invece mi sono perso davvero. E penso che sia questo il vero deserto: quello dei significati. Non riesco più a percepire un senso nelle cose, è come essere al centro di un lago salato o di un mare di ghiaccio talmente vasto che non si vedono neanche montagne all’orizzonte: solo una distesa accecante, che sembra riflettere la luce ma in realtà mi costringe a tenere gli occhi socchiusi. Come sono finito in questa crosta senza fine e senza spiegazioni? Forse è successo perché anche il paese dove vivo è un deserto: era un luogo bellissimo, ma ormai è stato devastato dai palazzinari e dalla rete sempre più estesa dei loro complici, saccheggiato a turno dai grandi e dai piccoli criminali, dai furbetti e dai corrotti, imbarbarito dalla volgarità senza pudore di ballerine, lacchè e giullari che chissà perché pensano di avere qualcosa da dire ogni benedetto giorno, dimenticando che perfino ai saggi è concesso sbagliare ed è consentito fare una pausa di riflessione. O forse mi sono perso per banali questioni anagrafiche. La mia generazione è sempre stata orfana di qualcosa e in mezzo a troppe altre cose, mai prima, mai dopo, in mezzo, in un passaggio continuo tra ciò che non c’è più e non abbiamo la benché minima voglia di rimpiangere e ciò che non c’è ancora e non abbiamo la benché minima possibilità di raggiungere portando con noi, come vorremmo, soltanto la nostra purezza. Ma quello che mi spaventa di più non è il timore di non ritrovare una strada. Anche se non si vede nulla, mi incamminerò in una direzione, e qualcosa troverò: come diceva uno dei miei maestri di fotografia se i nostri occhi sono disposti a osservare e abbiamo con noi quanto basta per cogliere ciò che riusciamo a vedere allora è probabile che ogni giorno accada un piccolo miracolo. Quello che mi spaventa, e mi dispiace, è che non sono affatto solo in questo deserto. Ci sono anche quasi tutti coloro che amo, e tutti quelli che si interrogano invano, o non riescono più neanche a formulare le domande perché sono ragionevolmente certi che nessuno le ascolterà. Mancano solo quelli che non si rendono conto del deserto che li circonda perché lo hanno ingoiato, come se fosse un terreno da lottizzare, e poi non hanno neppure provato a guardare nell’abisso che hanno soffocato tra lo stomaco e il ventre, scavandolo con le loro stesse mani sporche di fango e di sangue: anche loro sono perduti, ma non lo sanno, e di solito si trovano da qualche altra parte. Spero almeno di non incontrarli ancora.

Deserti di ghiaccio numero 1

Deserti di ghiaccio numero 1

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